Lo spazio della politica e lo spazio della tecnocrazia

Lo spazio della politica e lo spazio della tecnocrazia

Chi mi legge da un pò conosce bene il mio orientamento politico.

E sa bene anche che questo blog, prima, aveva un’altra interfaccia.

Era molto referenziale.

Parlava del mio orientamento politico, del partito che territorialmente coordino, delle lotte che personalmente porto avanti nel mio comune.

Tutto era supportato da tanti articoli di giornale, pezzi di varia stampa, card, video e tante foto.

Poi ho pensato di dargli un’altra faccia.

E questo perché non avrei mai voluto che il mio spazio “creativo in materia di politica e di vita”, fosse circoscritto.

Perché magari chi votava Fratelli d’Italia, non ci provava proprio a leggere le mie idee sapendo che sono una liberaldemocratica.

E quindi in questo spazio privo di simboli, vi racconto una storia.

Lo spazio della politica

Il partito unico di centro, non si farà.

Per chi non conosce la vicenda:

Azione ed Italia Viva avrebbero buttato le basi per un grande partito riformista e centrista, aperto a chiunque fosse stato delle stesse idee.

Progetto ambizioso e con un potenziale pazzesco.

Ma complesso.

Complesso perché lavorare perseguendo degli obiettivi comuni è cosa ben diversa da: unificare leadership,  unificare correnti,  unificare organizzazioni,  unificare fondi.

Ma questo scritto non viene con l’intento di dare ragione o torto a qualcuno dei protagonisti, no.

Sarebbe semplice, e quanto meno scontata la mia posizione, potrebbe osservare qualcuno.

Questo scritto viene per analizzare il punto di rottura tra i  due partiti.

Che solitamente, in queste storie, è politico.

Per esempio Azione ha rotto con la coalizione del Pd, durante le politiche, perché i Dem hanno incluso in coalizione Bonelli e Fratoianni contrari ai rigassificatori, ai termovalorizzatori, e contrari proprio all’agenda Draghi, o quasi.

Ecco, quel punto di rottura, era totalmente politico.

Non c’è nulla da dire, ma dal mio punto di vista, in quel caso, solo da applaudire!

In questo caso, pare non esserci alcun punto di rottura politico.

Al contrario, i gruppi parlamentari continueranno a fare un percorso comune.

E allora dove sta il punto di rottura?

Il punto di rottura non è politico, il punto di rottura è in un cavillo strumentale che se ci giriamo dall’altra parte, non riusciremo a vedere, ma se per un momento, ci dimentichiamo di chi è la leadership di Italia Viva, vediamo nitidamente.

Le conferenze? Sono un problema di etica.

La direzione di un giornale autorevole? Sono un problema di conflitto di interessi.

L’assenza alle riunioni? Poco interesse nel progetto.

Il 50% dei fondi subito e il 70% dopo il Congresso? Uno “stai sereno” non riuscito.

La Leopolda? Non si deve fare più.

E potrei continuare almeno per altre 4/5 righe.

Questo per dire cosa, che non si può pensare di allearsi e condividere addirittura un partito con un uomo del quale “ti fa orrore” il modo di fare politica.

Non puoi fare finta che vada tutto bene, per poi accorgerti che lo soffri patologicamente.

Salvo che poi pensare ad entrare in Parlamento, perché ti risultava prioritario!

 

Nasci alla Leopolda e poi la rinneghi.

Ma per quale motivo, nello specifico?

Perché è una delle testimonianze più belle e vive del renzismo.

Oh cacchio, alla fine l’ho detto!

LO SPAZIO DELLA TECNOCRAZIA

Se rinneghi uno spazio politico allora sei un tecnocrate.

Tecnocrate: uomo politico o alto funzionario la cui autorità risieda prevalentemente su una competenza tecnica.

“Io sono io, e voi non siete un c***o!”

E’ questo il motivo per cui questa alleanza mai veramente nata, ha ceduto da una parte.

Perché si è pretesa un’incoronazione basata sulla rimozione totale di un punto centrale del progetto.

Perché si è pensato di esercitare una dittatura di pensiero, quasi a voler inglobare arbitrariamente anche i militanti dell’altra parte politica che fondava il partito.

Solo perché quella parte porta la faccia di Matteo.

 

Alla fine abbiamo perso tutti.

Forse non abbiamo mediato abbastanza?

Ma cos’altro ci sarebbe stato chiesto poi.. giurare fedeltà all’imperatore?