C’è chi viene e c’è chi va.. paura del processo democratico o del dietro le quinte?

C’è chi viene e c’è chi va.. paura del processo democratico o del dietro le quinte?

C’è chi viene e c’è chi va..

Non è una novità in politica, ma diciamo pure che se i movimenti sono in uscita dal partito renziano suscitano più interesse.

Se poi ad andare è un ex ministro, peggio mi sento.

C’è chi viene e c’è chi va, spiegando poco e male.

Ma non è di questo che voglio parlare, non servirebbe a nulla.

La mia estate è stata caratterizzata da tanti dubbi.

E non perché io non sia abbastanza presa dalle idee di Matteo Renzi, al contrario.

Ne sono presa troppo.

E allora ho iniziato  a farmi tante domande, non lo nego..

UN PARTITO RENZICENTRICO

Italia Viva è figlia di Matteo Renzi, e non c’è qualcuno che possa dire il contrario.

Gli attivisti, i tesserati si scapicollano per partecipare agli eventi del partito, soprattutto quando c’è Matteo presente.

Quando Matteo solca il palco e inizia a parlare, pochi tengono il suo passo ed il suo ritmo.

E noi siamo lì come trasportati in quel mondo che è il suo modo di fare politica.

E allora tutto gira intorno a lui.

In quel momento nessuno di noi avverte le criticità della struttura partitica, perché Matteo ti fa credere che una visione diversa della politica è possibile.

Il problema che ci rimetti troppo poco per tornare con i piedi per terra.

Esci dalla sala, dall’evento, e ti tornano in mente tutte le cose che in questo Paese non vanno:

  • la soglia di povertà;
  • i salati dei lavoratori;
  • la tassazione alle aziende;
  • i fondi ritardatari erogati ai Comuni;
  • le opere pubbliche mai completate;
  • il costo della vita ai massimi storici;
  • l’emergenza culturale;
  • l’emergenza immigrazione e la gestione scellerata della stessa;
  • l’emergenza diritti civili (GPA,MATRIMONIO OMOGENITORIALE, TEMPI BIBLICI DELLE ADOZIONI);
  • l’emergenza violenza di genere;
  • l’abbandono scolastico;
  • l’emergenza periferie;
  • l’emergenza aree interne;
  • l’emergenza sanità;
  • l’emergenza Sud;
  • l’emergenza spopolamento dei piccoli borghi perché completamente privi di servizi.

E potrei continuare davvero per moltissime righe.

E no, diciamocelo forte e chiaro, nessuno fa niente per cambiare le cose.

L’attuale Governo, intanto, risponde a qualsiasi cosa con aumento di pene, e nulla più.

Nessuno si assume la responsabilità di dire, per esempio, che la mano del killer che ha ucciso Giovanbattista Cutolo, l’ha armata lo Stato, perché è completamente assente.

Nessuno si assume la responsabilità dell’emergenza tumori che sta devastando l’Italia, già ampiamente annunciata dai medici nell’era Covid.

E allora il punto non è la Bonetti di turno che lascia Italia Viva, il punto è chi ha davvero la voglia di lavorare sui temi della politica?

Chi ha davvero voglia di accontentarsi di un dietro le quinte per migliorare il Paese, piuttosto che volere l’occhio di bue puntato in faccia?

La risposta è: nessuno.

DIETRO LE QUINTE

Dietro le quinte di solito riposa il regista dopo aver “iniziato” il suo cast allo spettacolo.

Si siede lì e si gode il frutto del suo duro lavoro.

Non tutti sono capaci di farlo.

Io per esempio, sono passata da attrice a regista in alcuni anni, e prima ancora di sentire la mancanza del palcoscenico, ho avvertito la sensazione di potere inebriarmi quando sulla locandina si poteva leggere “Regia di Maria Iannotta”.

Matteo è quello che si direbbe il regista/attore, ovvero colui il quale riesce a dirigere gli altri e se stesso.

Anche io l’ho fatto in un solo spettacolo di cui ho riscritto anche il copione, è stato un delirio, infatti è l’unico spettacolo di cui ricordo, aver dimenticato le battute.

Matteo invece lo fa, e lo fa anche bene.

Ha scelto le occasioni per starsene dietro le quinte, la fondazione del Terzo Polo per esempio, lasciando il ruolo da protagonista a chi non ha saputo poi mantenere il palco.

Tutto questo “pippone” esagerato per dire cosa?

Che i miei dubbi sull’andamento del partito rimangono sempre gli stessi, ma lasciare un progetto solo perché non si è protagonisti, beh.. non è il massimo.

“La riconoscenza non è una categoria della politica.”

Io sono stufa di tanti cliqué legati alla politica, sono stufa della poca attenzione data ai territori e quindi mi sento ancora in un vortice di “odi et amo”.

Ma è sempre lo stesso il problema: il diritto a rivendicare di essere migliori, più bravi, più capaci, più acculturati, più svegli. Più!

E allora se Matteo si candida alle Europee, è narcisista.

Se non si candida, si interessa solo del suo conto corrente e non delle sorti del Paese.

Fa congressi dal basso. No.

Non li fa, ma i congressi?

Ragà io ultimamente sto nel mio angolino a riflettere su delle cose che poco digerisco di tutta questa minestra, ma la mia testa sa perfettamente cosa si deve fare e dire in queste circostanze.

“La riconoscenza non è una categoria della politica!” E’ proprio vero.

E quindi mentre “mastico e spunto”, e mi interrogo continuamente su cosa vorrei si facesse in questo partito, una cosa ce l’ho limpida in testa:

Vai avanti Matteo, corri veloce, perché se tu dovessi cadere saresti in grado di rialzarti.

Con o senza le Elena del momento.

 

 

Leggimi, in altri contenuti!😉