Caivano ,Giovanbattista, Rossella: se non puoi essere delle parole che dici, non le dire

Caivano ,Giovanbattista, Rossella: se non puoi essere delle parole che dici, non le dire

“Se non puoi essere delle parole che dici, non le dire..”

Caivano ,Giovanbattista, Rossella :storie di vita.

 

Caivano: “No alla violenza!”

 

In un periodo per me felice, ma di tanti cambiamenti, questa frase ha colto nel segno della divagazione più totale dei miei ultimi pensieri.

Chi mi legge da un po’ sa che trovo nella scrittura una sorta di conforto e perché no anche di divulgazione, spero tanto.

E’ così che amo confortami io, buttando giù a modo mio, ciò che penso.

LE PAROLE CHE DICI

Chi di noi non ha pronunciato almeno una volta nella vita: “Sei quello che dici.”

Io l’ho detto spesso, anche perché è capitato anche  a me come a molti altri, di non essere propriamente ciò che dicevo.

In questi tempi di guerra più che di pace, ho pensato molto al ruolo della politica.

E mentre mi giravo intorno per cercarla, non l’ho trovata da nessuna parte.

Non l’ho trovata a Caivano, mentre 2 ragazzine di soli 13 anni venivano abusate e mentre la madre di una delle due subiva ritorsioni e minacce per aver denunciato.

Non l’ho vista per Giovanbattista, un ragazzo ucciso per aver parcheggiato male un motorino.

Non c’era a Roma mentre Rossella, l’ennesima vittima di femminicidio, veniva trovata morta uccisa dall’ex.

E allora dove sono tutte le parole che pronunciate?

Nessuno di voi è le parole che dice e che usa per propaganda.

CAIVANO

A Caivano, dopo la denuncia dello stupro delle due cuginette, non si è capito più niente.

Caivano in televisione, 2, 3 giorni di seguito.

La Premier? Presente.

Le forze dell’ordine? Presenti!

Gli indignati speciali, i contestatori? Presenti!

Ma non per parlare della cultura della violenza ormai diffusa da decenni in quelle zone, no.

Per lamentarsi del fatto che non c’è più il reddito di cittadinanza.

Ma dove siamo arrivati?

Mentre, FINALMENTE, si accendono i riflettori su una zona degradata del Sud Italia, avete il coraggio di riunirvi per parlare di sussidi?

Non riesco nemmeno a meravigliarmi, se devo essere onesta.

 

Tra qualche giorno nessuno si ricorderà più delle due cuginette abusate, e nemmeno di Caivano.

Nessuno investirà in scuola, cultura e lavoro in una zona come Caivano.

Nessuno si prenderà la responsabilità di ciò che accade in quelle strade, in quel Parco di notte, mentre la gente perbene riposa in prospettiva di una giornata di lavoro.

Perché Caivano non è solo il Parco Verde, ma se le istituzioni non ci credono in una riconversione, chi può farlo?

Parliamo giornalmente di salario minimo, mentre nelle periferie scoppia ogni giorno un’emergenza diversa: disoccupazione, violenza, abuso.

Ma di che salario minimo vogliamo parlare a Caivano, dove per vivere i 15enni spacciano la droga?

Parliamo giornalmente delle riforme fiscali, dell’immigrazione, di chi dobbiamo lasciar morire a mare e di chi dobbiamo salvare e non abbiamo mai parlato di integrazione in questo maledetto Paese?

Perché nemmeno il Sud è ancora integrato.

Parliamo di Europa, mentre i nostri ragazzi muoiono ammazzati per aver parcheggiato male un motorino?

Calerà di nuovo il sipario, buio, torbido, insanguinato, su tutto ciò.

E per le istituzioni Caivano sarà solo un brutto ricordo.

 

GIOVANBATTISTA

Giò Giò, è stato ucciso in pieno centro a Napoli.

24 anni, un sogno: diventare musicista.

La storia comincia quando Giovanbattista, finito il turno di lavoro, arriva in piazza Municipio, dove si trovano anche alcuni suoi amici. Sono ragazzi e ragazze, stanno festeggiando il compleanno di uno di loro. Il primo screzio quando una delle giovani parcheggia lo scooter e involontariamente urta quello di uno della “paranzella”: partono le prime offese, ma la cosa sembra essere finita lì.

Poi, però, le cose iniziano a mettersi male. È notte inoltrata e i minorenni probabilmente si rendono conto di essere rimasti da sola in zona con quell’altro gruppo; guardano le facce, è chiaro che si tratti di bravi ragazzi. E passano all’azione. Li prendono in giro, puntano uno di loro e gli premono una bustina di maionese sulla testa. A quel punto Giovanbattista si alza, chiede per l’ennesima volta di essere lasciato in pace, ed è lì che la situazione precipita: viene colpito con uno sgabello in pieno viso. Parte la rissa e uno della “paranzella”, quello che sarebbe poi stato identificato nel sedicenne, tira fuori la pistola e spara: tre colpi, almeno uno a segno, poi il gruppo si dilegua.

Giò Giò non c’è più.

La politica, però è in prima fila al funerale.

Funerali di Stato, dicono in molti, e a che serve?

Don Mimmo Battaglia dice: “Quella mano l’abbiamo armata noi!”

Non è vero, quella mano l’ha armata lo Stato, completamente assente.

E mentre Manfredi, Piantedosi e Sangiuliano sedevano in prima fila, in rappresentanza delle istituzioni, un’altra madre stava piangendo un’altra vittima del sistema giudiziario italiano.

Questa volta a Roma.

 

ROSSELLA

20 coltellate.

Un’altra vittima di femminicidio.

Rossella, infermiera romana, ha perso la vita a causa di una lite con il suo ex.

E nonostante questo reato si consumi spessissimo, in Italia non si è trovata ancora una soluzione.

Dal primo gennaio al 23 luglio 2023 sono stati registrati 184 omicidi, con 65 vittime donne, di cui 52 uccise in ambito familiare o affettivo. Di queste, 31 hanno trovato la morte per mano del partner i dell’ex. È quanto emerge dall’ultimo report del Viminale.

E potremmo stare qui a scrivere e parlare per ore, ma la politica dove sta?

 

Ve lo dico io, a preparare la campagna elettorale delle “Europee 2024”.

E allora ti disamori, e mandi tutto al diavolo, perché se questo Paese non lo migliori e non “sei le parole che dici” non servi a niente!

 

Leggimi, in altri contenuti!😉