Ma soprattutto cosa ha suscitato nelle menti più scettiche, che si sono imbattute in questa serie virale?
Mare Fuori e il tema del carcere come catarsi
La serie RAI, che è diventata virale soprattutto con l’ultima serie conclusasi ieri, ha trattato diverse storie, diverse vite, diverse visioni.
Abbiamo imparato a conoscere i protagonisti e sono diventati i nostri fratelli, le nostre sorelle ed i nostri compagni più fidati.
Ma cosa ci ha tenuto così attaccati a questi ragazzi?
La speranza.
Per ognuno di loro ci siamo affidati alla speranza che ce la potessero fare.
Qualcuno ce l’ha fatta, ma qualcuno no.
𝙎𝙚𝙧𝙚𝙣𝙖, per esempio, quando con la sua prima messa in prova, ricade nella droga, lasciandosi sopraffare, andando in overdose, è uno dei personaggi più delicati della serie RAI.
È forse la storia più cruda, in termini di verità, perché è vero che una dipendenza è sopraffazione, anche se desideri uscirne.
Ciò che però non ci fa smettere di sperare, è proprio il profumo del mare che si percepisce dalla pellicola.
La voglia di vivere una vita nuova al di fuori delle costrizioni di un carcere, che con il passare degli anni, diventa la casa di ognuno di loro.
Lì dentro ognuno di loro, è se stesso, o quasi.
Ciro e la famiglia Ricci
Ciro è il simbolo della forza incondizionata del “sistema”, che ti trova sempre. Anche se hai paura.
𝘾𝙞𝙧𝙤 uccide il suo migliore amico, perché glielo ha detto il padre e quando morirà pronuncerà una frase indelebile :
“Diteglielo a mio padre, che non ho avuto paura!”
La stessa Rosa Ricci, è il simbolo del “sistema”.
Non può amare un Di Salvo, e vi si oppone con tutte se stessa, anche quando Carmela, la sua migliore amica, le dirà che è stato il padre a “vendere Edoardo ai Ricci”, facendogli rischiare la vita, per qualche piazza di spaccio.
Ma la famiglia è più importante, nonostante al cuore non si può raccomandare chi amare.
Ma è all’interno dell’ IPM, che Rosa butta via la maschera, e decide di regalarsi all’amore che prova per Carmine di Salvo.
Eduardo Conte
Eduardo è il mondo che gira al contrario.
Un ragazzo bello, intelligente, pure poeta.
Che ama la sua Carmela, ma anche Teresa che gli fa assaporare la libertà di una vita completamente lontana dalla sua, che si è certamente scelto, ma di cui è anche prigioniero.
Ma la tigre che conserva sul suo petto è bramosia di vivere a 1000, senza mai rinunciare all’amore.
Perché Edoardo all’amore non rinuncia mai.
Diciamo che è l’unico sentimento che lo tiene stretto alla vita, anche in punto di morte.
Carmela e Teresa, due facce della stessa medaglia
Due donne, un solo uomo.
Teresa, dolce, quasi eterea.
Benestante e necessariamente sensibile all’amore carnale di Edoardo.
Carmela, la famiglia.
Una donna che ama con tutta sé stessa perché Edoardo per lei c’è sempre stato, sin da quando ,adolescente, lo conobbe a casa dei Ricci.
Edoardo è stato padre e poi marito per Teresa, cresciuta troppo in fretta.
Tutte e due le donne sono il perfetto ritratto di come l’amore può distruggere e al contempo guarire.
Massimo,il comandante
È la persona che ognuno di noi dovrebbe avere la fortuna di incontrare.
Massimo e così carnale, che vive ora per ora i drammi dei suoi ragazzi.
Filippo, Carmine, Pino, Totó, Mimmo, Gaetano.
I più complessi affrontati, con un altrettanto sostrato emozionale sotto.
Massimo coltiva quella “speranza”, che non dovrebbe mai morire, perché bisogna riuscire a salvarne “almeno uno.”
E concludo, se no, non smetto più .
Il pezzo di cuore
Cardiotrap e Gemma, sono assolutamente il simbolo, dell’attuale momento storico che il nostro Paese vive.
Cuomo regala a questo personaggio un’anima pazzesca.
Bella, sensibile, quasi tangibile.
Ha vissuto con un padre violento, ha cercato di salvare sua madre, senza riuscire, ed è per questo che all’interno dell’ IPM salva Gemma, vittima di un’amore violento, in tutti i sensi possibili.
Le insegna ad amare prima se stessa e poi l’amore in quanto tale.
Le guarisce le ferite dell’anima con la musica, che per lui rappresenta l’unica via d’uscita.
È il nostro tempo.
L’amore che ricerchiamo per guarirci da ogni ferita.
Che dire, persa nelle storie di questi ragazzi, spero in un mondo migliore.
Spero che il Carcere possa essere davvero educativo, come la possibilità di reintegrare nella società qualcuno che non si sentiva a proprio agio, prima di redimersi del tutto.
Spero che queste storie abbiano insegnato almeno ad un ragazzo su 10 quale è la strada giusta da percorrere.
Senza sparare, perché poi si muore…come Francesco.
Francesco aveva 18 anni, ed è morto per un piede pestato.
Chissà quanti sogni aveva nel cassetto..
Grazie a chi ha scelto Napoli come naturale palcoscenico, grazie agli attori che hanno reso meravigliosamente ciò di cui avremmo più bisogno.
A presto, guagliú!
Leggimi, in altri contenuti!😉