“L’ABOLIZIONE DELLA POVERTA’” E DELLA VOGLIA DI LAVORARE

“L’ABOLIZIONE DELLA POVERTA’” E DELLA VOGLIA DI LAVORARE

 

L’abolizione della povertà, a detta del Movimento 5 Stelle, c’è stata nel marzo del 2018.

In che modo? Con l’introduzione del Reddito di cittadinanza, un sussidio pensato per favorire l’occupazione permettendo a chi era in cerca di un’occupazione, un sussidio mensile per un massimo di 18 mesi.

Per favorire l’occupazione, però, si sarebbe dovuti partire da molto lontano:

1)Adeguare i centri per l’impiego, che oggi non solo non sono efficienti, ma dell’iter che gira intorno al reddito di cittadinanza, non hanno capito una mazza, tanto è vero che ancora non si è capito come e quando si debba firmare la dichiarazione che attesti che chi percepisce il reddito è “disponibile al lavoro”, e intanto i 18 mesi passano, il sussidio viene intascato, ma di lavorare non se ne parla!

2) Non creare “professionalità” come i navigator, che non sono altro che una brutta copia degli impiegati del collocamento, che sono, per la gran parte disoccupati, ed inutili. Piuttosto forma meglio il personale che già paghi!

Mettere a disposizione il sussidio è l’ultimo step di un’operazione assai più complessa. Invece il Movimento ha ben pensato di fare il contrario: “prima diamo i denari e poi capiamo se funziona o no.”

Intanto allo Stato ogni rara persona assunta con il rdc, costa circa 52 mila euro allo Stato italiano.

Immaginiamo quanto ne costi una che il lavoro non lo trova, non lo vuole e non lo cerca e quindi continua a rinnovare il sussidio finchè lo Stato glielo consente.

Ma andiamo nel concreto.

Lo scorso agosto, in provincia di Bologna, circa 115 persone tra i 18 e i 66 anni sono state denunciate per false dichiarazioni che hanno portato all’ indebita percezione del reddito di cittadinanza per complessivi 300 mila euro.

La scoperta è stata fatta dai carabinieri di Ozzano Emilia, durante un’indagine svolta in collaborazione con i militari dell’Ispettorato del lavoro di Bologna, per verificare l’attendibilità delle dichiarazioni che i soggetti avevano rilasciato per ottenere il sostegno economico italiano introdotto come misura di contrasto alla povertà.

Nel merito di questo ultimo caso il fatto desta ancora più clamore e rabbia visto che a percepirlo erano delle persone che mai avevano vissuto in Italia ma venivano nel nostro paese in “viaggio di lavoro” solo per attivare la sovvenzione statale e poi tornare a casa loro. E’ chiaro che questo episodio non presume alcuna componente di tipo razziale. Ma bensì stiamo constatando quanto sia semplice ottenere un sussidio che non ha migliorato la vita di nessuno, nell’effettivo. Chi è povero rimane tale, perchè il sussidio ha un tempo e finisce.

Ma non finisce qui, perché oltre il danno la beffa, direbbe qualcuno.

 

Riporto la testimonianza di un imprenditore nel settore della somministrazione (bar e ristorante) che ha ricevuto le dimissioni di una sua impiegata a fronte dell’approvazione del sussidio di cittadinanza:

“Ha lamentato, improvvisamente, bassa retribuzione a fronte, di un sussidio erogatole dallo Stato senza far nulla. Stiamo parlando di 8h regolarmente retribuite, in un bar che lavora molto con le colazioni, e durante il resto della giornata ha un andamento piuttosto lento. Le si richiedeva di cuocere i cornetti, di aprire alle 7, mentre invece i bar della zona aprono alle 6.00, di servire i caffè al banco e quei pochi presso le sedute. Di tenere il luogo pulito e di fare i classici carichi dei frigoriferi al cambio turno. Niente di più niente di meno. A seguito delle sue dimissioni, ho avuto difficoltà a trovare un sostituto, perché sembra che nessuno più abbia bisogno di lavorare. E per questa carenza, io sono costretto a tenere il bar chiuso, riuscendo a coprire con il personale a disposizione, solo il ristorante, ubicato nello stesso luogo.”

Potremmo riportare diverse testimonianze, come quella di un autotrasportare, che nel periodo cloù della vendita dei pomodori, non ha trovato nessun trasportatore disposto a lavorare.

All’ età di oltre 70 anni, per non perdere le commesse, ha fatto personalmente carichi e scarichi anche 5 volte al giorno, affiancato dal figlio più giovane.

Ebbene.

Esisteva già un mezzo di contrasto alla povertà, era il REI, un importo a sussidio,per chi non arrivava a fine mese. Ma certamente non ti consentiva di acquistare capi firmati,iphone di lusso e televisori all’ultimo grido.

La politica non si basa sul voto clientelare, non si ci assicura la poltrona in cambio “dell’elemosina”.

La politica dovrebbe e deve creare opportunità, non fondarsi sull’opportunismo.

Il Movimento invece ha capito bene come e cosa toccare: il portafoglio.