Il Referendum “Giustizia Giusta”: nessuno capisce i quesiti ma siamo tutti virologi, economisti e costituzionalisti

Il Referendum “Giustizia Giusta”: nessuno capisce i quesiti ma siamo tutti virologi, economisti e costituzionalisti

Nessuno capisce i quesiti ma siamo tutti virologi, economisti e costituzionalisti, che Paese strano l’Italia!

Il Quorum non è raggiunto per il referendum sulla giustizia che prevedeva il voto a 5 quesiti.

In realtà nemmeno sfiorato.

Il mancato raggiungimento del quorum non è un caso isolato, almeno negli ultimi anni.

Dal 1995 a oggi è stato raggiunto solo una volta: nel caso dei referendum del 2011 su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento.

In totale sui 72 quesiti abrogativi votati dagli italiani nella storia della Repubblica, in 39 casi si è raggiunto in quorum.

La maggior parte, però, risalgono ormai a molti anni fa.

Le Ragioni

E’ evidente che le ragioni sono dettate da diversi fattori.

La disinformazione, a riguardo, è una di quelle.

Circa il 60% delle persone “addette ai lavori” con le quali ho avuto la possibilità di confrontarmi a  riguardo, non conoscevano bene i quesiti, alcuni degli stessi più volte letti e non compresi al 100%.

Il tecnicismo occupa il secondo posto del podio.

Io da giurista prima e da attivista politica poi, non ho riscontrato particolari difficoltà a comprendere e a studiare poi nel dettaglio i quesiti optando certamente per i 5 sì.

Ma non si può dire che questo referendum fosse alla portata di tutti.

Sarebbe tremendamente falso, asserirlo.

E se al cittadino medio poco  interessa delle cose che non lo toccano da vicino, se prova poi ad interessarsene senza capirci una mazza, beh è evidente che da casa non scenda proprio per andare eventualmente a votare.

L’ ambiguità di alcuni quesiti, certamente non ha aiutato tanto.

Secondo le stime di Tecnè per la trasmissione Zona Bianca, ai quesiti sulle misure cautelari, sulla riforma del Csm e sulla valutazione dei magistrati, la percentuale dei è stata tra il 68% e il 72%, i No tra il 28% e il 32%.

Più tesa la situazione sugli altri due quesiti: secondo la stima per il referendum sulla separazione delle carriere i Sì sono stati tra il 52% e il 56%, contro i No tra il 44% e il 48%; per quanto riguarda l’abrogazione della legge Severino i Sì sono stimati tra il 51% e il 55%, i No tra il 45% e il 49%.

 

L’affluenza

L’affluenza è certamente figlia delle amministrative che contemporaneamente si stavano svolgendo.

Tanto è vero che la curva dei partecipanti al referendum è più alta nei comuni dove si votava per l’amministrazione.

Sono di circa 3 ore fa i dati definitivi:

l’affluenza è bassissima sotto il 21 % dell’elettorato.

I partiti che hanno promosso il referendum ringraziano chi si è recato alle urne per andare a votare, nonostante fosse un argomento non proprio “quotidiano”.

 

I risultati inutili

Per quanto riguarda i risultati della consultazione, anche se appunto non può essere ritenuta valida per il mancato raggiungimento del quorum, in tutti e cinque i casi hanno prevalso i sì.

Quando erano state scrutinate oltre 50 mila sezioni su 61.569 il “verdetto” era il seguente:

  1. Quesito 1 (incandidabilità dopo condanna): sì 55,07%, no 44,93%;
  2. Quesito 2 (limitazione misure cautelari): sì 57,38%, no 42,62%;
  3. Quesito 3 (separazione funzioni dei magistrati): sì 76,01%, no 23,99%;
  4. Quesito 4 (membri laici consigli giudiziari): sì 74,17%, no 25,83%;
  5. Quesito 5 (elezioni componenti togati CSM): sì 74,79%, no 25,21%.

 

 

Insomma, concludendo nulla di fatto:

la legge Severino non sarà abrogata, né ci saranno modifiche alle misure cautelari, al funzionamento del Csm o alla valutazione dei magistrati, le cui carriere non saranno separate.

Il Parlamento potrà tornare a lavorare alla riforma Cartabia, congelata proprio in attesa dell’esito dei referendum sulla giustizia.

La riforma del Csm dovrebbe approdare in Senato il 15 giugno.

 

 

Io a votare ci sono andata, convintamente 5 Sì!