Intorno me c’è anche la Grecia: storia di bambini in un abisso

Intorno me c’è anche la Grecia: storia di bambini in un abisso

Quante cose accadono intorno a me?

Io le conosco davvero tutte?

Quando nasci in una famiglia pensate, è sempre difficile stare a guardare in silenzio gli eventi che accadono, anche se questi ultimi esulano dalle tue competenze o possibilità di intervento.

Chi mi legge da un pò sa che ho l’abitudine di commentare con la mia visione ciò che accade nel mondo, intorno a me, a me stessa e anche alle persone a cui voglio bene.

IL PESCHERECCIO ADRIANA

Il peschereccio è partito dall’Egitto, ormai è voce di popolo.

Si è fermato nel porto libico di Tobruk per caricare i migranti e poi ha proseguito la sua rotta verso l’Italia.

E poi.. il mare lo ha inghiottito.

Le onde battenti hanno restituito alla civiltà troppi corpi.

Nella stiva c’erano 100 bambini, non se n’è salvato nessuno.

Qualcuno avrà pensato a come si sono sentite quelle madri? Ah no giusto, il diritto “di sentire” lo hanno perso quando hanno deciso di mettere su un barcone pericoloso la propria creatura.

Che poi con molta probabilità su quel peschereccio non c’erano solo figli, ma anche madri, padri.

Generazioni diverse, con un’unica prospettiva: cambiare vita.

LE ACCUSE

“Ci hanno agganciati con le corde, poi hanno dato uno strattone e la barca si è rivoltata”. Completamente? “Sì. Si è salvato solo chi era sul ponte più alto”.

È la voce in arabo di un bambino, registrata in un audio di 23 secondi  ascoltata e tradotta.

E’ l’atto di accusa grave e diretto contro la Guardia costiera greca.

Che un vecchio peschereccio con 750 anime a bordo stesse arrancando verso la Grecia, col mare agitato, lo si sapeva da martedì.

Anche un aereo Frontex li aveva avvistati.

Per la Guardia Costiera greca il peschereccio non era in difficoltà, e da bordo l’intervento veniva rifiutato. Per lo stesso motivo dei mercantili in zona non sarebbero intervenuti. Ma, nella sera di martedì, il motore si blocca, la nave è in balia del mare agitato. In extremis un mezzo di soccorso greco avrebbe lanciato una fune per il traino, e proprio allora il peschereccio si è ribaltato.

Si contano 600 dispersi, ma solo per non chiamarli già “morti”.

Ma i bambini?

I BAMBINI

Ma dove sono i bambini?

Si mormora che sia pratica comune “stivarli”, in questi casi.

Si stivano insieme alle madri, per tenere in equilibrio l’imbarcazione.

Sono costretti all’immobilità, al silenzio e al buio.

Quindi sono morti per primi, così, senza poter fare nulla.

Ma non senza soffrire.

Immaginate il buio, come quando durante la notte d’improvviso vi svegliate e non riuscite a riconoscere la vostra bocca, le vostre mani, il vostro naso.

Si devono essere sentiti così, quei bambini.

In quella stiva al buio, dove già da due giorni mancava l’acqua potabile.

E allora quando tutto è finito e gli elicotteri sono arrivati, dal fondo del mare, da circa 5000 metri, quei bambini avranno pensato ” Ci stanno venendo a salvare, forse riusciremo anche noi ad avere un futuro!”

E’ così che hanno intitolato i giornali a quasi una settimana dall’accaduto, lasciato lì nel silenzio assordante di chi i naufragi li vive con normalità e quasi li snobba:

“E’ STRAGE DI BAMBINI!”

Come a dire:

“Adesso sì che possiamo soffrire ed indignarci..”

600 passegeri,104 superstiti, nessun bambino.

 

Leggimi, in altri contenuti!😉