“Esterno Notte”: la fine e le visioni di Bellocchio

“Esterno Notte”: la fine e le visioni di Bellocchio

Era il 31 maggio quando mi appropinquavo a recensire la prima parte di Esterno Notte, il film /serie sugli avvenimenti che hanno poi portato al rapimento di Aldo Moro.

Ero andata a vederla subito al cinema la prima parte, la seconda non feci in tempo, e quindi ho rivisto il tutto anche in tv, carpendo anche altre cose, che voglio raccontarvi.

 

Gli ultimi tre capitoli, hanno lo stesso stile dei primi tre.

Premetto che a me, il lavoro di Bellocchio sui personaggi, piace molto.

Ciò che non intende restituire agli spettatori è “la verità storica”, come dirà lui stesso nell’intervista/backstage della serie (che potete trovare su rai play).

Ma semplicemente perchè la verità, purtroppo è già ampiamente trattata.

Piuttosto ciò che prova a fare, e in cui riesce benissimo, a mio modesto avviso, è stratificare la classe politica di quegli anni, secondo il suo punto di vista, ma anche secondo il punto di vista di parecchi italiani.

Le Sagome

Riduce alcuni capisaldi della politica italiana, a sagome caricaturali, è vero, ma con un’intenzione precisa, secondo me.

Andreotti, per esempio.

Già la scelta dell’attore, non particolarmente rinomato e scelto con determinate caratteristiche che non sono proprio quelle del “Il Divo” di Sorrentino (divino Tony Servillo), lasciano intendere, che no, una volta tanto non sarà lui il protagonista, di quanto accaduto in quei 55 giorni.

O forse sì?

Nella prima parte, nello specifico quando lo avvisano che Moro è stato rapito, corre in bagno: il suo umore è evidente.

E’ terrorizzato, sta a noi leggere ciò che preferiamo nel suo atteggiamento, mostrato all’interno della pellicola.

Non è centrale, è appena appena accennata la sua presenza, ma credo non sia stata una leggerezza, ma piuttosto credo sia stata voluta la sua non centralità.

Zaccagnini e tutti i parlamentari Dc.

Quando viene redatta la nuova lista dei sottosegretari, con l’annessione del PCI in appoggio esterno al governo Dc, e viene consegnata nelle mani dei parlamentari, alcuni dei quali evidentemente esclusi..

Quelle reazioni.

“E adesso chi glielo dice a mamma?” dice uno di loro.

E’ così che appare all’esterno la nostra classe politica? Sì, purtroppo, in parte sì.

E’ questa la visione di Bellocchio, l’arte del trattare una vicenda così epocale, anche da un punto di vista inusuale e perchè no, controverso.

Mi piace ripercorrere quel momento in cui, c’è la proposta del Papa a pagare il riscatto di 20 miliardi, la proposta arriva prima alle istituzioni di governo:

Andreotti: “Lo sapete sono 20 miliardi.”

Craxi: “Paghiamo senz’altro!”

Berlinguer: “Pagare è arrendersi.”

Zaccagnini: ” Per me è sì, la Dc non si opporrà al pagamento di un riscatto.”

Ma pagare un riscatto vuol dire armare le Brigate Rosse: si chiedono i potenti al tavolo delle trattative.

Berlinguer: “Nessun riconoscimento politico, per noi, i brigatisti sono dei criminali sanguinari, non fanno parte, come qualcuno ha scritto, del nostro album di famiglia. Può esserci una trattativa segreta, non pubblica, fatelo, ma non ditelo.”

Craxi: ” Questi sono i comunisti!”

E Giulio si fa intermediario insolito di questa pantomima, andando avanti e dietro, per le stanze del potere, non impersonificandolo lui, una volta tanto.

 

Mi ha colpito il mondo in cui ha trattato il punto di vista dei terroristi nella persona di Adriana Faranda.

La Faranda, la visione della rivoluzione

Nell’episodio 4, la scena è dei terroristi.

Lo stato d’animo è quello di Adriana Faranda, che lascia addirittura la figlia per dedicarsi alla “rivoluzione”, e sembra crederci davvero.

Bellocchio la farà viaggiare sulle ali dell’indecisione, dell’incertezza, della paura e della disperazione, quando il processo all’On. le Moro si conclude e la “commissione” decide di ucciderlo.

Adriana è quella che, secondo la pellicola, si fa cooptare dai brigatisti perchè nella rivoluzione del proletariato ci crede e no, Moro non lo vuole uccidere.

Del resto Bellocchio è anche l’autore, come ho detto nel precedente articolo, di quella bellissima visione che è “Buongiorno, Notte”, quando la brigatista decide di liberarlo.

Adriana è quella donna che si prende cura del suo uomo che sembra essere Prospero Gallinari, il giorno del rapimento, che cuce le giacche delle finte divise la notte prima, che consegna i comunicati di nascosto, che esulta quando al telegiornale passa la notizia che il rapimento è riuscito.

Ma è anche quella donna che va fuori scuola della figlia, di nascosto, dopo averla abbandonata, per vederla crescere senza di lei, solo per inseguire un ideale, seppur a mio avviso, ignobile.

Adriana è l’unica che sembra interessarsi dello stato d’animo di Moro, si premura di comprargli la Bibbia che appena rapito, aveva richiesto.

Si preoccupa di non rendere pubblica la lettera che Moro scriverà a Cossiga, chiedendo di trattare segretamente con i terroristi, ma che verrà resa pubblica ugualmente.

“Perchè il popolo deve sapere che Moro ha chiesto di trattare segretamente”, dirà poi Moretti.

Il suo stato d’animo è rappresentato come un crescendo, quando avvistata la sua foto segnaletica sul cruscotto di un’auto della polizia per strada, torna indietro e vi passa davanti, quasi nella speranza di essere vista.

Adriana pensa che la vera rivoluzione sia liberare Moro, non ucciderlo e lo griderà a Moretti in ogni modo possibile.

Perchè essere rivoluzionari, a suo dire, è essere migliori.

 

La sua visione si interrompe durante un sogno, un incubo, in cui Adriana sogna cadaveri in un fiume.

E tra quei cadaveri c’è il cadavere dell’On. Moro.

Non ha funzionato Adriana, il popolo, l’operaio, il proletariato tutto, ha già deciso.

 

La fine nella disperazione composta di Eleonora Moro

Eleonora Moro è proprio come Aldo.

Composta, in ogni sua espressione.

E’ sola pur avendo intorno a se migliaia di persone che si preoccupano per il futuro del marito.

Non eccede mai, ma sente su di se il peso dell’anima della famiglia che si sgretola ogni giorno che passa.

Quando si reca dal Papa si lascia andare solo a qualche battuta: ” ma perchè non fanno niente? A casa mia sono venuti tutti, tranne Andreotti..”

In cuor suo forse lo sa, che il destino del marito è già segnato, e la firma è forse dei suoi amici “più cari”.

Esterno notte, si presenta come il dipinto di un’umanità intera,  disperata, a tratti leale, schizofrenica, grottesca sì, ma sconfitta.

Sconfitta la vittima, sconfitti i carnefici perchè non hanno rivoluzionato un bel niente, in ginocchio un’intera classe dirigenziale politica, un’umanità un pò più sola.

 

Moro ritrovato vivo?

Un visione, la speranza di alcuni.

 

 

Infine, mi dispiace sapere che la figlia maggiore di Moro si sia indignata rispetto all’ennesimo lavoro sulla vita del padre, perchè vorrebbe essere lasciata in pace:

Mio figlio e io viviamo, nascosti in bella vista, col citofono, campanello e telefono spenti”, ha spiegato Maria Fida Moro“ma ogni giorno un’ondata di tsunami ci raggiunge ugualmente. Non pretendo che gli altri – che non hanno provato – capiscano, ma a dispetto dell’esperienza seguito a sperarci”.

 

Io forse capisco, ma non  condivido.

Il rapimento Moro è storia, mistero e controversa interpretazione politica, e come tale va trattato.

 

Questa storia: ritrae l’anima di un popolo intero, in uno dei periodi più oscuri per l’Italia.