Storia di un’alternanza : e la sicurezza sul lavoro?

Storia di un’alternanza : e la sicurezza sul lavoro?

L’alternanza scuola lavoro è stata resa obbligatoria nel 2015, dalla legge 107.

Si tratta della riforma della Buona Scuola che prevede 400 ore di formazione dedicata al lavoro nell’ultimo triennio dei tecnici e dei professionali e 200 ore in quello dei licei.

L’alternanza scuola-lavoro si potrà fare in azienda, ma anche in enti pubblici, musei, biblioteche, associazioni e si potrà svolgere anche nei mesi estivi e all’estero.

A questo scopo, è stato istituito il Registro nazionale nel quale saranno raccolti enti e imprese disponibili a svolgere i percorsi.

Come funziona?

Le istituzioni scolastiche stipulano convenzioni con aziende, associazioni culturali, fondazioni, imprese, camere di commercio, soggetti del terzo settore che dichiarano di essere disposti a ospitare lo studente per il periodo dell’apprendimento e attraverso specifici progetti di alternanza scuola lavoro.

Stipulata la convenzione, il progetto può cominciare. L’alternanza può svolgersi sia all’interno sia all’esterno dell’istituto scolastico.

Le convenzioni prevedono che ogni studente abbia un tutor sul luogo indicato per svolgere le ore suddette, ove si trattasse di luoghi esterni alla scuola.

Ad esempio, in aula potranno esserci incontri di formazione con esperti chiamati dall’esterno oppure meeting di orientamento.

All’esterno l’alternanza si svolgerà nelle strutture ospitanti che potranno essere aziende, enti pubblici, ma anche luoghi particolari come un museo, un festival letterario, un parco ambientale, un laboratorio artigiano, una start-up, una biblioteca.

Cosa regala agli studenti questa esperienza?

Contatto diretto con il mondo del lavoro, applicando direttamente sul campo quanto imparato solo in teoria.

Lorenzo uno dei tanti ragazzi che ha frequentato il PCTO (percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento), purtroppo quella esperienza non potrà raccontarla.

Lorenzo non c’è più.

Lorenzo Parelli è il diciottenne rimasto ucciso venerdì scorso in una fabbrica di Udine mentre svolgeva un PCTO (Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento).

Una trave di metallo ha ucciso Parelli in un attimo.

Pare  che il tutor dello studente fosse assente giustificato per malattia.

Di questa tragica storia c’è da analizzare anche  la trasposizione mediatica:

l’Alternanza è un percorso reso obbligatorio dal governo Renzi nel 2015, ma erede della Riforma Moratti, che nel 2003 l’ha istituita come adesione spontanea.

Quello che Parelli stava facendo in azienda, invece, è un PCTO, un Percorso per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento.

I PCTO nascono nel 2018 e regolano in 210 ore la propria durata minima triennale negli istituti professionali, come quello in cui studiava Lorenzo, mentre sono 150 nei tecnici e 90 nei licei.

Il caso di Parelli non è nemmeno il primo in cui in un percorso professionalizzante si verificano degli incidenti. E’ vero in pochi anni di Buona Scuola ci sono stati almeno sei feriti gravi ma dimentichiamo di dire però che nel 2021 in Italia i morti per infortunio sul lavoro sono stati 1404, quasi quattro al giorno, perché la sicurezza non è un tema.

Già questo dovrebbe bastare per dire che gli studenti non devono trovarsi mai in luoghi ad alto rischio come sono molti dei luoghi in cui si lavora in Italia.

Quindi è bene rendere la sicurezza sui luoghi di lavoro un tema, piuttosto che scendere in piazza a manifestare contro un’alternanza che alternanza non era nemmeno.

Magari scendere in piazza contro chi non investe in sicurezza.

O perché no, scendere in piazza pretendendo misure importanti per chi non rispetta le norme sulla sicurezza sul lavoro.

Leggo di chi scrive:” per una scuola che sia luogo di formazione critica e non di assuefazione allo sfruttamento” e rabbrividisco.

E’ certamente meglio imbottire adolescenti di formule, aforismi e leggi senza conoscerne minimamente l’applicazione.

Imparare solo teoricamente cos’è una filettatura senza averla mai fatta.

E’ il solito discorso dei radical chic di sinistra, pronti a puntare il dito.

Però scendiamo in piazza per  i green pass, e per i vaccini.

Scendiamo in piazza perchè ci negano la libertà, perché “schiavizzano i nostri figli” con l’alternanza, ma non perché ci negano la vita facendoci lavorare in condizioni di sicurezza e talvolta anche igienico-sanitarie, dubbie?

L’inasprimento delle sanzioni e l’assunzione di mille nuovi ispettori stabilite dal nuovo decreto legge sono un passo in avanti, ma anche sui territori servono misure analoghe.

Incentivare le aziende a lavorare in sicurezza è il primo passo verso la civiltà.

Conclusioni

Lorenzo non è morto a causa della “Buona scuola”.

Lorenzo non è morto a causa di un sistema che non funziona.

Lorenzo è morto a causa di chi non ha ritenuto necessario mettere abbastanza in sicurezza il luogo di lavoro.

Lorenzo è morto per colpa di chi preferisce guadagnare 1 solo euro in più, barattandolo con un DPI non acquistato, barattandolo con una norma totalmente ignorata, barattandolo con un’imbracatura non indossata, barattandola con un’impalcatura non a norma.

Lorenzo è vittima del pressapochismo all’italiana.

Basta creare un caso mediatico sbagliato contro il quale manifestare.

 

Solo oggi 01.02.2022 sono morti a Fusina (Venezia) un operaio di 50 anni è morto dopo esser precipitato da un’impalcatura, a Castiglione delle Stiviere (Mantova), un agricoltore di 56 anni ha perso la vita dopo esser stato travolto dal mezzo agricolo che stava conducendo,  a Sora (Frosinone): un operaio di 58 anni ha perso la vita colpito da una lastra volata a causa del forte vento.