Il fascismo mediatico che rincorre Renzi a pochi giorni dalla Leopolda, come da copione

Il fascismo mediatico che rincorre Renzi a pochi giorni dalla Leopolda, come da copione

Erano i primi giorni di settembre 2014.

Il Presidente del Consiglio apriva la stagione di Porta a Porta.

Matteo Renzi era Premier da soli 7 mesi e si era messo in testa che la responsabilità civile delle toghe era cosa buona e giusta, e che i tribunali non potevano riaprire il 15 di settembre dopo aver chiuso il 1 agosto.

Ebbene.

L’ Anm insorse, ma Matteo non se lo fece passare nemmeno per l’anticamera e andò avanti spedito e diretto.

Non avrebbe mai potuto immaginare quanto la Casta più importante della politica italiana, dopo i titolisti, stava meditando vendetta.

Già nel 2014, reduce dai dispetti di un impiegato del Comune di Firenze ai tempi in cui era sindaco, aveva dovuto spiegare se avesse pagato lui stesso o l’amico Carrai durante un veloce soggiorno, il fitto del lussuoso albergo al centro di Firenze.

Carrai l’amico di una vita, ma anche il presidente della Fondazione Open che organizzava la Leopolda da sempre, ormai non che il presidente dell’ aeroporto in città.

Sulla scena politica si affacciava già il facinoroso Beppe Grillo con il suo movimento di urlatori seriali, che già creava un caso mediatico attorno al neo premier vecchio solo di 7 mesi.

Ma non è finita qua.

Poco dopo le parole a Porta a Porta, parte un’indagine lunga l’Italia intera.

Da Genova indagati Tiziano Renzi per bancarotta e Laura Bovoli,assolta ultimamente perchè il fatto non sussiste, per il fallimento di una società di pubblicità, i genitori del Presidente del Consiglio.

E ancora.

Febbraio 2019 i coniugi Renzi, Tiziano e Laura, vengono messi agli arresti domiciliari, verranno “liberati” dopo 18 giorni.

Intanto però.. gogna mediatica, social e prime pagine.

Due famiglie rase al suolo nell’intimità.

Tutto accade sempre, passando dal Palazzo di Giustizia di Firenze.

La vicenda Consip, successiva, vede protagonista ancora Tiziano Renzi : “Possiamo solo ricordare come, uscita dall’ inchiesta l’ unica imputazione di qualche rilievo, cioè la turbativa d’asta, nel rinvio a giudizio è rimasto impigliato solo il reato più evanescente del codice, il traffico d’influenze. Cioè quello che non si nega a nessuno, anche se lo si presume destinato a sciogliersi come neve al sole.” Come scrive sapientemente Il Riformista.

Arriviamo alla rinomata inchiesta Open, passata alla gloria per un blizt, tipico dei cercatori di droga, di sequestri e perquisizioni il 26 novembre del 2019.

E’ l’inchiesta delle 92 mila pagine tra intercettazioni e “fatti rilevanti”,tra i quali: il gusto delle pizze degli amici di Matteo, o lo stato di salute di un altro amico di Matteo, cose così, di una rilevanza giudiziaria assolutamente legittima, ci mancherebbe.

E’ quel inchiesta che insieme alla Procura fa anche il Il Fatto quotidiano di Travaglio.

Sbatte in prima pagina i conti correnti del leader di Italia Viva, ragionando su come o quando i soldi li ha guadagnati, su dove paga le tasse, sulle conferenze in Arabia Saudita, e cose così.

Cioè praticamente il fascismo .

La vicenda Open è quella vicenda in cui la procura fiorentina ha notificato la chiusura delle indagini e un giudice dovrà poi decidere,giuridicamente s’intende, se Open era o no “la brigata rossa” del pd, il commando armato, il finanziamento illecito sulle svariate Leopolde organizzate negli anni.

Ma non ci importa fondamentalmente quanto sia assurda l’accusa, o infondata, o di matrice politica, o anticostituzionale.

No.

La cosa importante è che si individui il “il primo attore” del nostro spettacolo.

Come in un copione teatrale.

La sceneggiatura è pronta, chi ci buttiamo nella mischia?

Chiunque sia l’individuo,ormai è solo un caso mediatico, le sue vere ragioni non valgono più.